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domenica 13 ottobre 2024
 

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Deserto

QUANDO SI VIAGGIA NEL DESERTO

"Nessuno sa dove va, ma solo da dove viene…"
Viaggiare nel deserto è un'avventura dello spirito, ma richiede un assoluto controllo delle azioni.
Lo sa bene chi vi abita, capace delle grandi visioni delle religioni monoteistiche, tutte nate nel deserto, e del rigido pragmatismo del nomade.
Il deserto dei deserti è il Sahara.
La parola Sahara significa, appunto, deserto, e non è poi così ovvio pensare che il Sahara sia una sorta di continente in cui le differenze tra una regione e l'altra sono maggiori dei parametri unificanti.
Il Sahara è caratterizzato da microclimi e associazioni di piante e animali tipiche per porzioni anche molto piccole di territorio.
Montagne, dune, pianure rocciose superano l'apparente uniformità con forme e colori che evidenziano con precisione origini minerali ed epoche di formazione incredibilmente differenti tra loro.
Non ha molto senso nel Sahara, se non per una questione di visti e permessi, porsi il problema della suddivisione coloniale in stati nazionali, è piuttosto importante parlare dei modi possibili di attraversarlo.
Nella maggior parte dei casi, infatti , i confini politici altro non sono che rette tracciate su mappe militari durante il ventesimo secolo.

Non sempre un perfetto fuoristrada, totalmente attrezzato per l'autosufficienza, è il miglior mezzo: la scelta del proprio modo di viaggiare è personale, e occorre conoscere bene le proprie doti e i propri limiti prima di sceglierne uno piuttosto che un altro.
Per esempio in Tunisia non è difficile l'uso dei mezzi pubblici, in Marocco si potrebbe noleggiare un'auto senza conducente, in Niger, in Algeria o in Libia è più semplice affidarsi ai mezzi di un'agenzia specializzata, in Mauritania si possono sfruttare i camion e il treno delle miniere di ferro…
Alcune zone, come l'Ennedi ciadiano e il Deserto Bianco egiziano, richiedono spedizioni molto ben organizzate, dato l'isolamento dei luoghi e la totale assenza di piste segnate.
In Mali, per esempio, si può seguire un azalai, una carovaniera tra le saline di Bilma e Timbouctou, a piedi e sul dromedario…

Le piste del Sahara sono infinite, dunque, e molti i sistemi per percorrerle.
In trekking, perché no. O ancora in bici o in moto. Cioè in modi altrettanto avventurosi e romantici del fuoristrada o del dromedario, ma anche sportivi e a misura di essere umano.
Anche in questi casi può essere necessario il supporto di un mezzo fuoristrada, quanto meno per l'avvicinamento ai luoghi e il trasporto del materiale.
Carichi e ingombri vanno tenuti sotto controllo; sono fondamentali le provviste di acqua e carburante, almeno quanto la scelta dei compagni di viaggio.
L'entità di tali provviste varia secondo le occasioni di rifornimento lungo il percorso.
In genere la distribuzione è assicurata nelle oasi maggiori e lungo le grandi direttrici stradali.
Lungo le piste meno frequentate può capitare di dover chiedere soccorso per il carburante a un presidio militare (ma potrebbe avvenire anche l'esatto contrario), oppure al mercato clandestino.
Quanto all'acqua, prima o dopo si deve attingere a un pozzo, a una sorgente o a un deposito temporaneo, sempre, ovviamente, chiedendo il permesso di farlo.
La quantità necessaria di acqua varia secondo la stagione, ma bisogna cambiare abitudini rispetto all'uso eccessivo di acqua che normalmente consuma un occidentale a casa propria.
Per bere cucinare e lavarsi si calcolano mediamente % litri a persona / giorno nei mesi freddi, 8 - 9 nei mesi caldi.
L'acqua va disinfettata con gocce o pastiglie di Amuchina o di Micropur.
Bere è necessario per reidratarsi; non ci si accorge di perdere liquidi perché la traspirazione evapora immediatamente.
Il disagio iniziale è minimo, anche per chi è al suo debutto nel deserto.
Le tende a cupola, sostenute da due archetti in vetroresina che si incrociano al centro, sono facili e veloci da montare; quelle a due posti fornite ai clienti dagli organizzatori di viaggi nel deserto sono spaziose.
Forniamo anche i materassini.
Molti preferiscono dormire fuori dalla tenda, per cercare nel cielo le Pleiadi, Orione, Cassiopea, l'Orsa Maggiore, che i Tuaregh chiamano la Grande Cammella…
Si può portare dall'Europa cibo sottovuoto ( preziosi sono il parmigiano e, d'inverno, la cioccolata ) e qualche scatoletta; il resto si acquista sul posto.
Nelle oasi, oltre ai datteri, cresce verdura squisita: pomodori, cavoli, cipolle, carote, patate, insalata…
A volte nei mercati si trovano arance, mandarini, limoni…e uova fresche.
Il divieto dell'alcool in Libia e Sudan è categorico, ovunque. Negli altri paesi un consumo moderato e personale è tollerato, ma non all'aperto in pubblico.
Durante la stagione invernale ( dicembre e gennaio ) per il vestiario ci si dovrebbe regolare come se si andasse in montagna, sulla neve.
Nei mesi caldi, come se si partisse per una viaggio in barca a vela.

Ottobre, novembre e febbraio sono i mesi migliori sotto l'aspetto climatico, ma da febbraio e per tutto marzo e aprile può tirare vento di sabbia.
Un trucco per restare nei limiti di peso? Tirare fuori dall'armadio tutto l'apparentemente indispensabile, poi ridurlo a metà circa.
Durante i mesi freddi, la temperatura notturna può scendere sotto lo zero, quindi è necessario il sacco a pelo pesante, in piumino.
Servono anche la giacca a vento imbottita e un golf di lana, felpa o pile.
Il resto, tutto in cotone, a parte le maglie della salute, che sarebbero ideali se di cotone dentro e di lana fuori: pantaloni, lunghi e corti, calze e biancheria, tuta in maglia adatta al periodo, pareo, che serve da asciugamano, lenzuolo e scialle.
Si usano scarpe traspiranti da ginnastica, magari un po' alte sulla caviglia, e scarpe leggere da trekking a suola rigida, per camminare su sassi e in salita.
Sono utili anche i sandali in gomma, purché con suola spessa, per neutralizzare le spine d'acacia.
Indispensabile il copricapo, l'ideale è uno chech, cioè il lungo telo di cotone che si avvolge intorno alla testa, garantendo un po' d'ombra per gli occhi e coprendo naso e bocca, per mantenerne l'umidità.
Infine, se si monta il dromedario o altri animali per lunghi tratti, sarebbe il caso di procurarsi dei sarruel, i pantaloni ampi sui fianchi e stretti alle caviglie, naturalmente sempre sul posto.
Indispensabili borraccia, coltello svizzero e lampada
Le borracce tradizionali in alluminio, rivestite di panno, sono le più compatte. Non è necessario che siano grandi, un litro basta anche quando si cammina.
Sono pratiche le lampade da portare sulla fronte, come i minatori, utili e resistenti quelle di metallo, a manganello.
Col freddo si scaricano le pile, quindi ce ne vogliono di ricambio.
Ma il vero pericolo per i sistemi elettronici di fotocamere e video è la sabbia: le macchine vanno sempre protette con sacchetti di plastica e pulite spesso con un panno o un pennello duro.
Rullini e batterie vanno portati da casa.
Per le spedizioni impegnative è necessario il GPS.

L'acqua è preziosa.
Non si deve inquinare l'ambiente.
Queste sono le due regole fondamentali da tenere sempre presenti in fatto di igiene personale.
Con l'acqua si lavano i denti ( di tanto in tanto si può usare anche lo suak, il legnetto tradizionale che pulisce i denti e mantiene sane le gengive reperibile nei mercati) e il viso, per il resto si usano i tovaglioli umidi, quelli per i neonati.
Tovaglioli e assorbenti femminili sono praticamente indistruttibili, quindi vanno nel sacco della spazzatura comune, che poi andrà bruciato.
Lo stesso vale per la carta igienica, a meno che non si preferisca bruciarla sul posto, dietro il cespuglio o il masso scelto come riparo.
Accendino o fiammiferi servono a tutti.
Di tanto in tanto si usa il rasoio elettrico o si lascia crescere la barba.
Lo shampoo serve anche per la doccia, a un pozzo o una volta tornati in albergo.
Comunque è inutile portarne una damigiana, l'aria secca del deserto mantiene puliti e si suda relativamente poco.
Le creme solari devono avere un alto fattore di protezione.
Quelle grasse non vanno bene, serve una buona idratante e uno stick curativo per le labbra.
Il rischio di colpi di sole e feroci scottature è sempre presente, il deserto non è la spiaggia.
Ogni paese ha disposizioni diverse in materia di medicinali di base per le spedizioni, necessaria comunque una mini - farmacia in valigia.
A volte il personale locale delle spedizioni ha con sé rimedi tradizionali e non contro morsi di serpente o scorpione, peraltro rarissimi. I vaccini sono normalmente diversi per ogni singola specie, e sono reperibili raramente in loco o all'Ist. Pasteur di Parigi.
Un rimedio tradizionale classico è la cosiddetta pietra nera, preparata dai Padri bianchi, ma la cosa migliore da fare è usare il buon senso, evitare di andare a rovistare sotto le pietre e di andarsene in giro di notte a piedi scalzi.
Nelle oasi capita di trovare zanzare non malariche, e allora l'idea di disporre di stick o spirali antinsetti è allettante.
Un leggero telo riflettente d'emergenza può essere utile.

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